CHI È IL LORO CANDIDATO PRESIDENTE?
Il partito “L’altra Emilia Romagna”, nato 5 anni fa con lo scopo di dare ai cittadini un’alternativa alla Lega e al PD, presenta come proprio candidato presidente il quarantacinquenne Stefano Lugli: laureato in scienze politiche all’università di Bologna. Lugli attualmente lavora nell’ufficio cultura nel comune di Concordia: uno dei due comuni più colpiti dal sisma nel 2012; ed è segretario di “Rifondazione Comunista dell’Emilia Romagna”, infine è consigliere comunale a Finale Emilia, dove vive. Nel 2014, inoltre, si è candidato alle elezioni europee ottenendo una discreta approvazione. È iscritto a Legambiente, si riconosce nella sinistra antiliberista e si professa antifascista, antirazzista, anticapitalista e comunista. Ha sempre fatto politica, ma senza farne una vera e propria professione ed è un militante dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) associazione che si ripropone di valorizzare il ruolo storico svolto dalla lotta partigiana mediante ricerche e testimonianze con lo scopo di sostenere gli ideali di democrazia e libertà alla base della Costituzione della Repubblica Italiana. COSA PROPONGONO? La proposta di Stefano Lugli, sostenuto dal proprio partito, si articola principalmente su 5 punti: il lavoro, la sanità pubblica, la cultura e il diritto allo studio, i trasporti e la mobilità e l’ambiente. Uno degli argomenti trattati con maggior interesse e specificità è il LAVORO: il partito ritiene importante spendersi affinché vengano incrementati i contratti a tempo indeterminato, anche nel pubblico. Come molti altri partiti, si impegnerebbero nel garantire ai lavoratori una maggiore sicurezza, stipulando convenzioni con l’ispettorato del lavoro per percorsi di formazione, e una maggior intensificazione dei controlli sul posto di lavoro. Altri punti fermi del programma sono la ricerca di una parità retributiva tra uomini e donne, e la riduzione dell’orario di lavoro con lo scopo di incrementare il numero di posti di lavoro e salvaguardare l’occupazione. Per aiutare i lavoratori prevedono, inoltre, contributi economici regionali per escludere il licenziamento nelle crisi aziendali, anche mediante un processo di contrasto alla delocalizzazione produttiva. Sul piano lavorativo il partito si ripromette di contrastare diversi aspetti del capitalismo quali il caporalato, soprattutto nell’agricoltura, le irregolarità nel decentramento produttivo, l’esclusione dagli appalti pubblici delle gare al massimo ribasso: controproduttive dal punto di vista dei salari dei lavoratori e con risultati di scarsa qualità. Altri obiettivi comprendono, anche, la rivalutazione della liberalizzazione delle aperture domenicali dei centri commerciali e la messa al bando delle coop spurie ad oggi soggette a infiltrazioni da parte della criminalità organizzata o all’evasione fiscale. Sul piano SANITARIO, inoltre, il partito si impegnerà a rendere la sanità pubblica e universale sfavorendone la privatizzazione allo scopo di non incentivare le assicurazioni private. Come molti partiti si ripromettono di abbattere le liste d’attesa introducendo il principio dell’appropriatezza prescrittiva con lo scopo, anche, di rendere più trasparente la gestione delle prenotazioni. Sul piano regionale richiedono, inoltre, che si doti di un Piano Sociale e Sanitario che preveda un incremento degli investimenti sull’edilizia socio-sanitaria e sulle dotazioni tecnologiche al fine di incrementare la prevenzione. Un'altra convinzione del partito è che sia necessaria l’ospedalizzazione domiciliare che, oltre ad essere molto più economica per la regione, rende più umano e diretto il rapporto con il servizio sanitario locale. Per favorire i cittadini con disabilità, nel programma si propone di rimborsare le spese per l’energia elettrica ai i cittadini che necessitano di apparecchiature elettromedicali, di contribuire con un contributo economico mensile di circa 800 euro e di istituire un fondo regionale da destinare ai comuni a favore della mobilità delle persone diversamente abili. Per contrastare l’esclusione di quest’ultimi dal mondo del lavoro viene proposto l’utilizzo del Fondo Sociale Europeo per promuovere la partecipazione lavorativa dei cittadini disabili. Sul piano CULTURALE e scolastico vi sono diverse proposte quali l’estensione dell’obbligo scolastico fino ai 18 anni una riforma che preveda un biennio comune a tutti gli istituti superiori e un triennio differenziato con lo scopo di spostare la formazione più specifica in un’età più avanzata. Sempre sul piano scolastico si ripropone una riforma per una scuola sempre più laica e pluralità affinché vengano promosse solidarietà ed eguaglianza tra gli studenti. A favore di una maggior partecipazione alle scuole pubbliche verrebbero eliminati i finanziamenti regionali per le scuole private e una modifica dell’attuale sistema di attribuzione delle borse di studio universitarie con lo scopo di permettere a tutti gli studenti di frequentare i corsi universitari. con lo stesso fine verrebbero, inoltre, stanziati fondi per mettere a disposizione degli studenti alloggi più capienti ed efficienti e verrebbero stanziati fondi per ridurre i costi degli abbonamenti ai trasporti pubblici e, infine, prevedere sul piano regionale facilitazioni per l’accesso e l’uso di servizi culturali e sportivi. Visto il gran numero di beni culturali presenti in regione le pubbliche istituzioni, di impegnerebbero a creare una rete di gestione, più efficiente dell’attuale, con lo scopo di gestire al meglio quest’ultimi, anche mediante un sistema di sostegno alle associazioni culturali nel territorio. Sul piano della MOBILITÀ e dei TRAPORTI vogliono modificare il Piano Regionale dei Trasporti eliminando le opere autostradali di grande impatto, ma di scarsa utilità; al contrario in programma vi è un potenziamento dell’asse ferroviario La Spezia-Parma-Verona con l’obiettivo di connettere i porti tirrenici al Brennero. Si pone interesse, poi, sul potenziamento dei trasporti extraurbani tra i quali il potenziamento del Sistema Metropolitano Bolognese mediante, anche, una connessione con i servizi autobus. Si dichiarano, inoltre, contrari all’ampliamento del “Verdi” di Parma come aeroporto cargo privato. Altro punto cardine di “l’Altra Emilia” è L’AMBIENTE che vede coinvolti diversi settori, come quello dei trasporti incrementando le piste ciclabili e i trasporti a emissione 0; il lavoro mediante una riconversione ecologica dell’economia, delle industrie e dell’edilizia; e la decarbonizzazone del sistema produttivo a partire dalla dismissione delle piattaforme estrattive di idrocarburi nell’adriatico. Altro punto d’interesse è la bonifica dell’aria adottando un meccanismo di attivazione delle misure emergenziali più rapido; il consumo del suolo sarebbe, inoltre, arrestato mediante politiche di recupero e riuso di edifici urbani inutilizzati e una nuova legge per l’urbanistica e una riconversione ecologica dell’edilizia con lo scopo di delineare una nuova idea di città. Tutte le riforme ambientali sarebbero parte degli Obiettivi per lo Sviluppo fissati dall’Agenda del 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. Sitografia: programma Stefano Lugli candidati
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CHI È LA LORO CANDIDATA PRESIDENTE?
“Potere al Popolo”, partito di ispirazione comunista e di ideali di sinistra radicale presenta come sua candidata Marta Collot. La candidata presidente ha 26 anni, nata a Treviso ma “adottata” dalla regione Emilia Romagna per il suo fascino in campo universitario. Ha una vita politica attiva fin dall’età delle superiori quando nel 2003 prende parte al movimento studentesco dell’”Onda”, nel 2011, poi, si unisce alle compagnie trevigiane di “Democrazia reale Ora!”, movimento ispirato agli “Indignatos” in Spagna. Le stanno a cuore le vicende estere tanto da recarsi spesso nei paesi Baschi e in Catalogna per seguire da vicino il referendum per l’indipendenza e segue attentamente la guerra a Kobane tra Isis e combattenti Curdi. Nel 2013 entra, anche, a far parte del gruppo giovanile di “Noi Resistiamo” ed organizza incontri del Forum to Fight. Dopo un periodo di grande interesse per le vicende estere torna in Italia e decide di volersi seriamente occupare delle disuguaglianze che colpiscono una delle regioni più ricche d’Italia. COSA PROPONGONO? Il programma elettorale di “Potere al Popolo” si struttura e si basa su 3 punti principali: lavoro, ambiente e servizi. Per quanto riguarda il tema del LAVOROil principale obiettivo è quello di imporre come salario minimo 9 euro/h con lo scopo, anche, di ridurre le ore di lavoro e favorire la parità di salario. Si dichiarano, inoltre, profondamente contrari alla logica delle privatizzazioni e allo sfruttamento feroce degli allevamenti e dei poli logistici con lo scopo di favorire il turismo e di presentare l’Emilia Romagna come una regione economicamente stabile. Polemizzano, infatti, sul polo logistico agrario, principalmente estivo, in riviera che vede un alto numero di lavoratori senza contratto in regola. Un ambito di grande interesse, infine, è l’incremento dei lavoratori con contratti a tempo indeterminato, anche per i più giovani, mediante, anche, il ripristino dell’articolo 18 (legge abolita nel 2015) che aveva lo scopo di garantire ai lavoratori, soprattutto dipendenti, di avere maggiori garanzie sul posto di lavoro come, ad esempio, la regolamentazione dei licenziamenti. Sul piano AMBIENTALEl’ambito di maggior interesse è l’abolizione della Legge Regionale Urbanistica che incentiva il consumo di suolo e la speculazione immobiliare. Grande interesse, inoltre, viene posto sul piano dei SERVIZIai cittadini, punto focale di quest’ultimo è l’idea che lo stato di regione ad autonomia differenziata produca esclusione e disuguaglianze poiché le regioni più ricche possiedono più libertà economiche rispetto a quelle con un PIL inferiore. Per quanto riguarda L’ISTRUZIONE, alcuni punti cardine sono: l’obbligo scolastico esteso ai 18 anni con lo scopo di ridurre l’abbandono scolastico ed a tal proposito la nascita di un piano di alfabetizzazione digitale con lo scopo di rendere più equa l’istruzione anche per i meno abbienti; su questo principio si basa anche la proposta di rendere le università gratuite e l’abolizione dei fondi pubblici stanziati agli istituti privati. Sui TRASPORTI, infine, il partito si impegna a lavorare affinché ai giovani studenti vengano scontati i servizi pubblici con lo scopo, anche, di incrementarne l’uso. litografia: https://poterealpopolo.org/emilia-romagna programma Marta Collot CHI È IL LORO CANDIDATO PRESIDENTE? Alle elezioni regionali il PD presenta il presidente uscente STEFANO BONACCINI (1967); dopo il diploma di liceo scientifico, Bonaccini entra subito in politica infatti, all’età di 23 anni diventa assessore comunale nel comune di Campogalliano, dove è nato ed attualmente vive. Successivamente viene eletto assessore comunale a Modena. Nel 2009 viene eletto segretario regionale del PD e nel 2010 viene eletto consigliere regionale a Bologna. La sua carriera politica, tuttavia, giunge al suo apice nel 2014 quando viene eletto presidente della regione Emilia Romagna. Da 4 anni è, inoltre, presidente della “Conferenza delle Regioni e delle Piccole Province Autonome”. Infine, da 3 anni è presidente del CEMR (Consiglio delle Città e delle Regioni in Europa). Per tutta la vita, dunque, si è dedicato alla politica regionale della terra in cui vive; secondo lui, infatti, la politica si fa sul territorio che si ama e che si conosce bene, ed è per questo che ha rinunciato spesso a proposte di lavoro che lo avrebbero portato fuori dalla regione benché fossero più “interessanti” economicamente. Durante tutte le sue campagne elettorali, inoltre, forte dell’idea che la politica si fa nelle piccole realtà e a contatto con i cittadini, ha deciso di ridurre al minimo il numero di comizi in piazza a favore di incontri mirati nelle piccole realtà cittadine (ospedali, scuole, centri per anziani...) poiché, a suo parere, è solo stando in mezzo ai cittadini che si possono prendere le decisioni mirate al bene comune. Al contrario di molti altri politici, inoltre, ci tiene a precisare e a far sapere si essere stato accusato di un reato (abuso d’ufficio) e coinvolto nell’inchiesta delle “spese pazze” ma di esser stato assolto in entrambe le vicende. Ha due grandi passioni: lo sport e il cinema: settori sui quali ha dichiarato di voler investire per incrementarne la partecipazione giovanile. È sostenuto, infine, da alcuni partiti minori come “+ Europa”, “Europa verde” e “Volt”; e dalle liste civiche “Bonaccini presidente” e “Emilia Romagna coraggiosa”. CHE COSA PROPONGONO? Il programma elettorale del PD, si può suddividere in 5 macro aree: sanità, lavoro, ambiente, trasporti e istruzione. Per quanto riguarda l’ISTRUZIONE il PD prevede ampi investimenti a partire dall’estensione del nido a chiunque, rendendolo gratuito ed eliminando le liste d’attesa. Vista la crescente importanza nel mondo della lingua inglese, inoltre, propongono di iniziare ad insegnarlo fin dall’infanzia, periodo in cui si impara più facilmente e rapidamente una lingua. Bonaccioni reputa, anche, molto importante la partecipazione dei giovani al mondo dello sport e della musica e dunque si riproporrebbe di finanziare progetti per renderli accessibili anche alle famiglie meno abbienti, e per incentivarne la partecipazione soprattutto nell’età universitaria, quando i giovani tendono ad allontanarsi da questi mondi. Il punto di maggior interesse nel programma elettorale è, però, il contrasto alla dispersione scolastica (dato sempre in crescita) data l’importanza che ha assunto l’avere un titolo di studio nel mondo del lavoro. I due mondi dell’istruzione e del lavoro dovrebbero essere avvicinati con un’intesa tra imprese, scuole e università, tramite borse di dottorato, alta formazione, progetti di ricerca. Lo scopo ultimo di questi progetti sarebbe, infatti, quello di ridurre del 20% in 5 anni il numero dei “neet” (giovani che non studiano e non cercano lavoro). quest’ultimo obiettivo è strettamente collegato al tema del LAVORO nel programma elettorale stilato dal PD. Quest’ultimo si ripropone di potenziare i centri per l’impiego mediante politiche di sostegno a favore di chi è costretto a cambiare lavoro, anche in età avanzata. Tuttavia l’obiettivo principale nell’eventuale futura legislatura, sarebbe quello di stilare un “Nuovo Patto Del Lavoro 2030” che come punti cardine avrà: il buon lavoro, l’occupazione e il lavoro sostenibile e verrà firmato dalle componenti della società regionale. Altre politiche saranno a favore della parità salariale di genere, dei lavoratori con disabilità e per la salute e la sicurezza sul lavoro. Tutti questi progetti verranno affiancati ad investimenti nei settori chiave dell’economia dell’Emilia Romagna quali la cultura e il turismo: sostenuto dalla “food valley”, dalla “welness valley” e dalla “motor valley”. Infine la regione investirebbe anche in campi innovativi come quello dell’analisi dei Big Data e del super calcolo, con il sito di EuroHPC a Bologna allo scopo di sostenere le attività di ricerca ed innovazione. Un altro punto focale del programma elettorale è la SANITÀ. Il progetto di miglioramento dei servizi sanitari si concentrerà su alcuni punti cardine come la riduzione delle liste d’attesa mediante l’abbattimento dei tempi di accesso agli interventi programmati con lo scopo di permettere a tutti, senza distinzione di reddito, di accedere alle migliori cure. Un altro punto focale sono le politiche per la natalità, rendendo più accessibili i servizi, specie per le famiglie più numerose, ma anche con un nuovo Piano per la Casa, revisionando le politiche abitative. Verrà, inoltre, attuato un miglioramento sia dei servizi sociali in ogni campo: dalla prevenzione all’assistenza ai diversamente abili, sia un’espansione che riavvicini le aree rurali e urbane, i centri e le periferie, specialmente in aree critiche come l’appennino, soggetto sempre più al fenomeno dello spopolamento. Infine, in programma vi è un sostegno della salute e della sicurezza sul posto di lavoro che la regione si impegnerà di migliorare esercitando tutte le competenze della regione in materia. Gli ultimi due punti cardine del programma sono TRASPORTI e AMBIENTE, quest’ultimi sono molto collegati in quanto i trasporti sono la principale causa dell’inquinamento dell’aria nella regione. L’eventuale futura legislatura si impegnerà a sostenere una mobilità sempre più sostenibile ed efficiente: si punterà su un rinnovamento dei mezzi e delle infrastrutture ormai obsolete e sulle nuove verrà attuato un programma di manutenzione preventiva affinché il cittadino non subisca disservizi. Per quanto riguarda la mobilità sostenibile sono previste un ampliamento di 600 km di piste ciclabili e di un incremento del numero delle colonnine di ricarica affinché sia incentivato il trasporto a emissioni 0. Verranno inoltre incentivate le aziende detentrici dell’appalto dei mezzi pubblici a riconvertire i loro mezzi affinché siano alimentati principalmente da energie ecosostenibili. A questa eventuale nuova legislatura, infatti, sta molto a cuore il miglioramento della qualità dell’aria e delle acque. Per migliorare la qualità dell’aria uno dei tanti obiettivi è quello di incentivare l’utilizzo dei trasporti pubblici a discapito delle auto; pertanto verranno stanziati fondi con lo scopo di favorire l’attività pendolare mediante mezzi di trasporto pubblici, come, ad esempio, sconti particolari o servizi gratuiti per chi si sposta con treni e autobus. A proposito del miglioramento della qualità dell’aria, in programma è prevista la bonifica dei territori soggetti alle calamità naturali (frane, inondazioni...), sempre più frequenti in questi ultimi anni, mediante un progetto che vede protagonisti 4 milioni e mezzo di nuovi alberi (uno per ogni abitante dell’Emila Romagna) affinché riducano in modo naturale il rischio del ripresentarsi di alcune calamità che hanno messo in ginocchio soprattutto le zone vicine al Po. Un altro punto di forza è la riduzione del consumo del suolo mediante un progetto di rigenerazione urbana, ad oggi, infatti, moltissimi edifici storici sono in disuso poiché necessitano di ristrutturazioni. Adibendo ad usi di diversa natura questi edifici si potrebbe evitare di costruirne di nuovi; attività che implicherebbe, un consumo di territorio che verrebbe urbanizzato, e una maggiore spesa a carico della regione. Tuttavia il maggior obiettivo che il PD si prefissa è quello di, entro il 2035, convertire la pianura padana ad una regione totalmente energicamente indipendente poiché alimentata al 100% da energie rinnovabili, sia nel pubblico che nel provato. Sitografia: Stefano Bonaccini CHI È LA CANDIDATA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE? Alle elezioni regionali la Lega, sostenuta dalla coalizione di centro-destra, presenta come candidata presidentessa LUCIA BORGONZONI (1967) laureata in Arti Figurative. Si avvicina fin dall’età delle superiori alla politica ed in particolare alla Lega dove guida, all’età di 16 anni il movimento dei Giovani Padani. Nel 2009 viene eletta consigliere provinciale all’interno della coalizione di centro-destra. Nel 2011 si dimette dalla sua carica in seguito alla sua elezione come consigliera comunale nel comune di Bologna. Nel 2016 si candida come sindaco della città di Bologna, forte dell’idea di “priorità ai Bolognesi” ottenendo un grande successo, tanto da far tremare il sindaco uscente Merola ad un ballottaggio, che però perde. Con la XVIII legislatura viene eletta senatrice nel collegio plurinominale Emilia-Romagna 01, sostenuta dalla coalizione di centro-destra. A ottobre del 2019 viene presentata come candidata presidentessa della regione Emilia Romagna, sostenuta dalla coalizione di centro-destra composta da Lega, Fratelli D’Italia, Forza Italia, Popolo della Famiglia, alcuni partiti minori, e alcune liste civiche. COSA PROPONGONO?
Il programma elettorale della lega e della coalizione di centro-destra si struttura su alcuni punti cardine come sanità, lavoro, istruzione e pari opportunità, trasporti e infrastrutture, ambiente e giustizia. Per quanto riguarda la SANITÀ i punti di forza del programma si articolano su due principali fronti: la riapertura di punti nascita nell’appennino per favorire la crescita demografica e ridurre lo spopolamento delle zone appenniniche e la riduzione delle liste d’attesa, soprattutto per quanto riguarda le operazioni e le visite specialistiche, ampliando gli orari di servizio degli ospedali in orario festivo e notturno. Sul LAVORO propongono una ristesura del patto del lavoro con lo scopo ridurre il sistema burocratico nelle aziende e sostenere il comparto agricolo regionale mediante un ricollocamento e un migliore e completo uso dei fondi Europei. Un’altra proposta di cui si fanno baluardo è la riduzione dell’addizionale regionale all’IRPEF con l’introduzione dell’aliquota all’1,23. Attualmente, infatti,l'addizionale IRPEF in Emilia Romagna è applicata seguendo cinque scaglioni: dall'aliquota dell'1,33% per i redditi fino a 15 mila euro, al 2,33% per quelli superiori ai 75 mila. Nella fascia intermedia, quella dai 28 ai 55 mila euro, la tassazione è del 2,03%, la coalizione di centro-destra si impegnerebbe, dunque ad aggiungere una nuova fascia per favorire chi possiede un reddito inferiore a 7 mila 500 euro circa. Sull’ISTRUZIONE e le pari opportunità la Lega, come molti altri partiti, propone il nido gratuito a tutti e rimarcano la loro opposizione alla legge sullo “ius soli” (concedere la cittadinanza Italiana a chi è nato in territorio Italiano) e lo “ius culture” (concessione della cittadinanza agli individui che hanno fatto la scuola dell’obbligo in Italia). Per favorire le pari opportunità la coalizione propone di creare microaree nomadi: quest’ultime sarebbero aree predisposte per una famiglia allargata (composta dunque da genitori, figli e nipoti) dove nessun’altra famiglia Sinta possa introdursi, a meno che non abbia permessi speciali. All’interno delle microaree nomadi i Sinti potrebbero avere la possibilità di salvaguardare le loro tradizioni e la loro cultura mediante il mantenimento della lingua madre; in quest’area i gestori della zona sono gli affittuari stessi e dunque i Sinti, che, però, devono comunque pagare al comune le spese d’affitto, di gestione, ecc. Secondo questa proposta il comune ridurrebbe le spese di gestione poiché non si avrebbe bisogno di stanziare fondi per associazioni e cooperative che si occupano di amministrare questi territori. Secondo la proposta quest’area sarebbe fornita di strutture e servizi in grado di garantire un adeguato sistema abitativo: accessibile a tutti i servizi (mezzi di trasporto, negozi, scuole...), e situate in località lontano dai fiumi, da autostrade, depositi di immondizia e dalla periferia cittadina. Nella fase di progettazione di queste aree verrebbero, inoltre, coinvolte le famiglie Sinte. Un’altra proposta è di incrementare da 3 (tempo attuali di stanziamento sul territorio) a 10 anni la possibilità di usufruire di una casa popolare per i cittadini stranieri concessa dalla regione, si impegnerebbero, anche, a contrastare i finanziamenti europei a favore delle cooperative che aiutano i richiedenti asilo politico. Infine Lucia Borgonzoni si ripropone di ridurre il prezzo dei servizi residenziali per disabili, poiché ad oggi il sistema fa si che i cittadini siano notevolmente appesantiti per le spese di “affitto” di quest’ultimi. I servizi, infatti, sono in gran parte pagati dallo stato, ma una parte viene pagata dai singoli cittadini mediante un processo di calcolo che tiene conto del loro valore ISEE e altri parametri che tendenzialmente non sono inclusi nell’ISEE come, ad esempio, la pensione d’invalidità. Questo metodo fa si che i cittadini diversamente abili debbano pagare molto di più di quello che, secondo la coalizione, dovrebbero pagare. Pertanto l’obiettivo che si pongono è una modifica di questo sistema di calcolo per ridurre la spesa a carico dei cittadini diversamente abili per poter usufruire delle residenze. Sul piano AMBIENTALE la coalizione si impegnerebbe a contrastare “la Plastic e la Sugar Tax” (mediante tutti i poteri decisionali che possiede la regione) e l’aumento della discarica di Finale Emilia. Per favorire l’agricoltura il partito si è dichiarato favorevole all’uso di veleni tossici, attualmente vietati dall’UE, per sconfiggere la cimice asiatica; e si impegnerebbero a preservare il made in Italy, facendo valere questa tesi a livello nazionale, in quanto la maggior parte di questi punti, non risulta di competenza regionale ma statale. Per migliorare i TRASPORTI e le INFRASTRUTTURE si ripropongono di incrementare il numero dei mezzi di trasporto, ma eliminando i tram a bologna; un’altra proposta è quella di non allargare l’autostrada. Infine sul piano GIUDIZIARIO il punto cardine della campagna elettorale è stato lanciato con l’hashtag #parlatecidiBibbiano e dunque il loro scopo è di fare maggiore chiarezza sull’inchiesta “angeli e demoni” condotta dai carabinieri di Reggio Emilia e che vede imputati diversi operatori dei servizi sociali accusati di aver “strappato” i bambini alle loro famiglie di origine ricorrendo ad escamotage illeciti. Un altro punto focale della campagna è il miglioramento della sicurezza nelle città e nelle campagne istituendo, anche, un sistema di videosorveglianza più efficiente. Sitografia: https://www.regione.emilia-romagna.it/patto-per-il-lavoro/atti-e-documenti/patto_per_il_lavoro-1.pdf ttps://www.money.it/Robin-Tax-cos-e-chi-paga-e-perche https://parma.repubblica.it/cronaca/2019/12/02/news/_rette_gonfiate_per_i_disabili_borgonzoni_cita_il_caso_parma_e_critica_la_regione-242451076/ https://www.la7.it/laria-che-tira/video/lintervista-a-lucia-borgonzoni-chiedo-il-voto-per-migliorare-la-mia-regione-lemilia-romagna-piu-che-11-12-2019-298135 Fin dai tempi dei Romani lo stato/impero ha sentito la necessità di dividere il potere centrale in piccole delegazioni per favorire una miglior amministrazione del territorio.
NelI secolo a.C. l’imperatore Augusto, infatti, divise l’impero in 11 regioni con lo scopo di amministrare in modo politicamente più mirato l’impero. Questo sistema, in quanto estremamente efficiente, rimane invariato fino al medioevo quando l’Italia viene frammentata in piccole città stato chiamate Comuni, contemporaneamente sorgono anche le repubbliche marinare come Genova e Venezia, lo stato della chiesa vive il suo culmine di espansione e nel nord Italia sorgono le signorie; alcune regioni come la Sardegna e la Sicilia, invece, sono governate da imperi stranieri come quello di Spagna. Dunque nel periodo medioevale l’Italia vive il momento culmine della sua frammentazione che porta anche, nella prima metà del 1400, forti tensioni e guerre tra gli stati, alimentate anche dalla divisione ideologica tra guelfi (sostenitori del papato) e ghibellini (sostenitori dell’impero). È solo nel 1500 che nasce l’idea di regione come “area territoriale” facente parte di uno stato più ampio a servizio della politica di quest’ultimo. Questo concetto di regione si evolve sempre di più finche nel 1800, in seguito ai moti risorgimentali, si arriva ad una divisione regionale basata su diversi criteri quali: i valori culturali, la lingua e le tradizioni. Bisogna, infatti, tener presente che nel risorgimento in Italia persisteva un forte retaggio culturale del medioevo che vide coinvolti molti aspetti tra i quali la lingua; durante risorgimento, infatti, nella penisola italica erano presenti circa 200 lingue volgari riconosciute, a loro volta influenzate da cadenze tipiche di piccole aree geografiche. Questa grandissima frammentazione vede la sua fine con l’unità d’Italia, quando venne istituita una lingua nazionale, ponendo in secondo piano i dialetti. Tuttavia le piccole città stato medioevali mantennero una certa autonomia anche grazie all’articolo n^ 22 della costituzione, che venne approvato il 13 dicembre del 1947 nella seduta della II sottocommissione dell’ assemblea dei costituenti dove si specificano gli ambiti di autonomia e le caratteristiche degli organi regionali delle regioni a statuto speciale. Nell’anno successivo (1948) viene approvata la legge che regola l’attribuzione delle regioni a statuto speciale, con lo scopo di preservare le minoranze culturali presenti sul territorio dopo la seconda guerra mondiale. Questo processo si conclude nel 1963 quando viene approvata l’ultima regione a statuto autonomo. Purtroppo si dovette aspettare fino agli anni ’70 per veder attuate concretamente queste leggi. Ad oggi in Italia sono riconosciute 21 regioni di cui 5 a statuto speciale e 9 ad autonomia differenziata. Vengono rispettate le minoranze linguistiche e culturali (12 gruppi linguistici). sitografia: https://it.wikipedia.org/wiki/Regione_(Italia) libri: lingue d'Europa, elementi di storia e di tipologia linguistica itinerari nella lingua italiana scenari (Feltri, Beltranzoni, Neri) COME FUNZIONANO LE REGIONI?
La regione Emilia Romagna è una regione a statuto ordinario ad autonomia differenziata. In Italia, infatti, ci sono due tipologie di regioni: le regioni a statuto speciale, che hanno podestà legislativa e con autonomie finanziarie e amministrative maggiori e le regioni a statuto ordinario, che sono sottoposte al normale regolamento statale. In Italia, esistono inoltre, le regioni ad autonomia differenziata(Emilia Romagna, Veneto, Lombardia, Piemonte, Liguria, Toscana, Marche, Umbria e Campania) quest’ultime sono regioni a statuto ordinario che hanno chiesto di ottenere in parte quell’autonomia tipica delle regioni a statuto speciale in particolare per gli investimenti sul territorio, i rapporti con l’estero e la legislazione regionale. COME SI STRUTTURA IL SISTEMA ELETTORALE IN EMILIA ROMAGNA? Gli elettori regolari(cittadini italiani maggiorenni residenti nella regione ed in possesso della tessera elettorale e di una carta d’identità valida) eleggono il consiglio Regionale ed il presidente di Regione che a sua volta ha il compito di nominare la giunta Regionale. Il Presidente della Regione viene eletto direttamente dagli elettori, ha il ruolo di nominare la giunta Regionale e può revocarne i membri. È il corrispettivo del presidente del consiglio per quanto riguarda il sistema della fiducia che, nei confronti del presidente della Regione, deve essere proclamata dal consiglio Regionale. Infine, il presidente può adottare provvedimenti amministrativi e può stipulare accordi di programma. Come abbiamo detto in precedenza, il presidente della regione nomina la giunta Regionale che può essere composta da persone elette e facenti parte del consiglio Regionale oppure no. In ogni caso la giunta Regionale e con essa anche il consiglio Regionale vengono sciolti in caso di decadenza del governo (può avvenire per mozione di sfiducia, dimissioni, impedimento permanente o morte). La giunta ha poteri legislativi, esecutivi ed amministrativi tra i quali: la rendicontazione dei bilanci e la stesura dei piani della Regione che vengono approvati mediante la deliberazione del consiglio che, a sua volta, possiede potere d’iniziativa legislativa e di coordinamento. Infine, la giunta ha il ruolo di definire i regolamenti regionali. Un altro organo, già nominato in precedenza è il consiglio Regionaleche viene eletto dai cittadini e costituito mediante un sistema di elezione proporzionale. In queste votazioni sono esclusi dagli elettori passivi (cittadini che si possono candidare): i capi e vicecapi della polizia, gli ispettori generali di pubblica sicurezza, i direttori generali dei ministeri, gli ufficiali delle forze armate e i magistrati. La carica di consigliere Regionale è, inoltre, incompatibile con quella di deputato, senatore, o parlamentare Europeo, ma la legge ordinaria concede tre mesi ai cittadini eletti per valutare per quale delle cariche optare. Il consiglio ha diverse funzioni: legislativa, può, infatti, presentare proposte di legge in parlamento, amministrativa, sugli enti e sui servizi della regione, ed ha il controllo sui bilanci, ha diritto d’inchiesta ed ha la possibilità di avviare una mozione di sfiducia del presidente della Regione. IL VOTO In totale saranno otto le regioni chiamate alle urne nel 2020: l’Emilia Romagna, la Calabria, il Veneto, la Campania, la Toscana, la Liguria, le Marche e la Puglia; come è già avvenuto per le Regionali nel 2019, non ci sarà una data unica per tutte le Regioni. In Emilia Romagna si voterà il 26 gennaio 2020. A queste elezioni è possibile il voto disgiunto, ovvero la possibilità di esprimere due voti: uno per la scelta del partito e l’altro per la scelta del candidato che non è necessariamente quello che è proposto dal partito votato. Ogni lista elettorale presenta un proprio candidato alla presidenza della Regione, anche se più liste possono sostenere lo stesso candidato. ULTIME RACCOMANDAZIONI: Mediante questo articolo ci siamo impegnati a fornirvi le informazioni strettamente necessarie per votare con coscienza, vi invitiamo tuttavia e proseguire le vostre ricerche in modo personale sui siti dei partiti (verranno allegati al termine degli articoli riguardanti i singoli programmi elettorali). Cercate i luoghi più comodi per andare a votare e soprattutto: RICORDATEVI CHE VOTARE È UN DIRITTO MA ANCHE UN DOVERE! Per ulteriori informazioni: Regione Emilia Romagna |